Gli interventi di Galeazzo Alessi e la Cattedrale attuale

Il rifacimento dell’interno ad opera di Galeazzo Alessi

L’interno della Cattedrale attuale è notevolmente diverso da quello romanico originale.
Già nel 1565, viste le precarie condizioni statiche del monumento dovute agli eventi sismici che si erano succeduti nei tre secoli precedenti, il Capitolo aveva disposto per un “risarcimento (consolidamento) della Chiesa Cathedrale di Asisi”, affidandolo a mastro Giovanni di Palazzo di Assisi, muratore.
Successivamente prese corpo l’idea di intervenire sulla chiesa in maniera più radicale, agendo non solo sui danni strutturali, ma modificando anche totalmente la concezione spaziale dell’edificio, secondo i criteri e i gusti di quel periodo storico e in linea con le nuove esigenze liturgiche emerse con il Concilio di Trento.
Nel 1566 i Canonici incaricarono l’architetto perugino Galeazzo Alessi di occuparsi della ristrutturazione dell’interno: i lavori iniziarono il 18 giugno 1571 e si protrassero fino al 1585. L’edificio assunse così un tipico aspetto tardo rinascimentale, con l’innesto di un corpo a pianta longitudinale su uno a pianta ottagonale, dominato da una cupola; l’effetto era ampliato dal fatto che le navate laterali prima del 1848 erano chiuse.
Le trasformazioni più vistose apportate da Galeazzo Alessi interessarono la copertura a volte delle navate, con la conseguente riduzione in altezza dell’interno; la chiusura delle monofore che permettevano l’illuminazione del vano centrale e dei due rosoni laterali; la sostituzione delle originali capriate con una serie di arconi in muratura di mattoni; la parziale ostruzione della prima campata, l’abbattimento del presbiterio sopraelevato e l’interramento della cripta; la costruzione della cupola a padiglione in sostituzione di quella originale.
Non vennero toccati la facciata e i muri perimetrali.
Nello spazio sotto la cupola trovarono spazio sei altari, mentre altri due chiudevano i corridoi delle navate laterali. Tutti gli altari erano ancora provvisori e fatti di legno e furono sostituiti alla fine del secolo. A partire dal Seicento vennero poi ristrutturati e rifatti gli altari laterali in modo da dare all’interno rinascimentale un arredo barocco.
Sempre nel XVII secolo venne ampliata la cappella del Santissimo Sacramento su progetto dell’architetto e pittore Giacomo Giorgetti.

Le modifiche ottocentesche

Altre modifiche dell’interno della chiesa, radicalmente ristrutturata da Galeazzo Alessi, si ebbero nel corso del XIX secolo. Nel 1846 l’assisano Francesco Madami eseguì il nuovo altare maggiore (nell’urna sottostante sono conservate le ossa di San Rufino).
Due anni dopo tutta l’area del presbiterio fu trasformata e si aprirono quattro porte nei nicchioni della cupola, abbattendo gli altari corrispondenti.
Nel 1881 il pittore perugino Alessandro Venanzi decorò l’interno della Cattedrale con pitture raffiguranti finti marmi, arazzi, festoni floreali, Santi e Apostoli: solo nel 1982 le tempere vennero ricoperte dall’imbiancatura.
In seguito al terremoto del 1997 la Cattedrale è stata oggetto di un ampio ed accurato restauro. La pavimentazione in marmo grigio e nero del 1906 è stata sostituita ed è stato rimosso un sepolcreto con cinquantotto tombe. Dagli inserti in vetro nel nuovo pavimento è possibile vedere i resti di strutture di età romana ed alto-medievale.

L’interno della Cattedrale oggi

L’interno della Cattedrale ha perduto l’originale aspetto romanico in seguito alla ristrutturazione progettata nel 1571 dall’architetto Galeazzo Alessi.
Sopra le volte (non visitabili) si possono ancora vedere alcune strutture della chiesa del XII secolo, tra cui i resti di una cupola. La rimozione delle mense degli altari laterali ha messo in luce tratti del muro romano su cui poggia la parete sinistra. Lungo le navate, i dieci altari sono alternati a statue di Profeti (1672), opera di Agostino Silva.
All’inizio della navata sinistra si accede alla cisterna romana, che fa da fondamenta alla torre campanaria medievale. Il primo altare è dedicato a Santa Maria della Consolazione e presenta una tela con Madonna con Gesù Bambino e santi (1745 ca.) di autore ignoto; segue l’altare di sant’Emidio, disegnato da Giacomo Giorgetti, con una tela raffigurante la Trinità, la Madonna e santi che intercedono per Assisi (1752) di Francesco Appiani; l’altare dell’Immacolata Concezione è decorato da stucchi di Agostino Silva, così come il successivo altare del Crocefisso (il Cristo ligneo risale al1561 e la sera del Venerdì Santo è portato in processione per le vie cittadine); l’altare di san Gaetano da Thiene presenta la tela raffigurante la Madonna con Gesù Bambino, santi e angeli di Francesco Refini. Nel braccio sinistro della crociera, l’altare di san Rufino d’Arce mostra la tavola con la Crocifissione (1563) di Dono Doni. Proseguendo, si accede alla Cappella della Madonna del Pianto con la copia lignea della Pietà quattrocentesca di ignoto scultore tedesco in terracotta policroma: la scultura originale, che secondo la tradizione nel 1494 fu vista lacrimare, è stata purtroppo trafugata nel 1982.

Nell’abside il pregevole coro ligneo fu intagliato da Giovanni di Piergiacomo da san Severino (doc. 1518 – 1520); il grande organo risale invece al 1841 ed è opera di Antonio e Francesco Martinelli da Umbertide. Nel braccio destro della crociera all’altare di san Vitale vi è la tavola con la Deposizione dalla croce (1563) di Dono Doni.
La sagrestia grande, eretta tra il 1652 e il 1660, conserva una serie di tele del XVII e del XVIII secolo. Il suo soffitto fu decorato nel 1907 dall’assisano Carlo Gino Venanzi.
Dalla sagrestia si accede al piccolo Oratorio di San Francesco, un antico fondo della Cattedrale nel quale il Poverello era solito sostare in preghiera.

All’inizio della navata destra è situato il fonte battesimale nel quale furono battezzati San Francesco, Santa Chiara, San Gabriele dell’Addolorata e, secondo la tradizione, l’imperatore Federico II di Svevia. Sul primo altare si trova la tela con San Giuseppe che mostra l’anello nuziale, tra angeli e devoti (inizio XVI secolo). Avanzando, si incontrano le scale che conducono all’ingresso della Cripta di San Rufino e del Museo Diocesano. Segue la Cappella del Santissimo Sacramento, ampliata da Giacomo Giorgetti nel 1663 e decorata tra il 1670 e il 1677 dal genovese Giovanni Andrea Carlone.
Proseguendo lungo la navata destra si trova l’altare della Madonna Addolorata , con la scultura policroma (1672 ca.) che la sera del Venerdì Santo viene portata in processione per le vie cittadine.
Oltrepassato questo altare dalla porta sulla destra si accede allo spazioso corridoio che conduce all’Archivio Capitolare e che dal 2007 ospita la mostra permanente “Giovanni Paolo II: un volto per Cristo”. All’interno dell’ambiente i toccanti dipinti dedicati al grande pontefice divenuto santo sono stati realizzati dall’artista pugliese Giovanni Afrune.
Tornando alla navata della chiesa si incontra quindi l’altare di san Francesco, in cui gli stucchi con le Virtù cardinali (1672) sono opera di Agostino Silva, e la tavola con Gesù Cristo in gloria e santi (1550) è dell’assisano Dono Doni. Prima di arrivare al transetto si può ammirare la statua di San Rufino scolpita in marmo di Carrara dal francese Paul Lemoyne nel 1823.

Nella navata centrale, ai lati dell’ingresso, si incontrano due sculture raffiguranti San Francesco d’Assisi (1882) e Santa Chiara d’Assisi (1888), opere eseguite rispettivamente da Giovanni Duprè e da sua figlia Amalia.

Eretta nel 1511, la cappella venne ampliata nel 1663 su progetto del pittore ed architetto assisano Giacomo Giorgetti: a quest’ultimo si deve anche l’ovale con l’Allegoria della Fede al centro della volta, mentre i due episodi raffigurati ai lati sono di Giovanni Antonio Grecolini.
Nella controfacciata vi sono una tela secentesca dipinta da fra’ Emanuele da Como e un bell’organo che risale al 1602.
La maggior parte dei dipinti all’interno della cappella -che, incentrati sul tema dell’Eucaristia, fanno di questo ambiente la più organica e compiuta opera di età barocca in Assisi – si deve tuttavia al genovese Giovanni Andrea Carlone: il celebre artista infatti tra il 1670 e il 1677 realizzò gli affreschi del catino absidale, il dipinto sopra la porta d’ingresso e le nove tele sulle pareti e nell’abside.

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